mercoledì 8 aprile 2009

formica

quando l'ho visto il mio cuore non ha fatto "tuff" e neanche "boom" o "poff" al massimo ha fatto "che palle" ed io son rimasta senza parole.
il mio cuore che non sussulta più e non sorride più quando vede il suo volto è roba da non crederci. E' roba che se la racconto gli amici non ci credono.
Eppure è proprio andata così.
E mi ha detto: "ciao! quanto tempo!" con tutta la tenerezza che il suo animo è in grado di generare in questi tempi, e ha provato a salutarmi con un bacio a stampo sulla bocca.
io ho porto la guancia e riavvolgendo il filo delle cuffie ho detto:"gia. quanto tempo" ma dentro di me pensavo: pochissimo! pochissimo tempo! è solo un mese quando davanti a me ho tutta la mia vita senza di te, bello mio! tutta la vita e a meno che non muoia di qui ad un mese il tempo trascorso è una inezia.

E' riuscito subito a rendersi sgradevole raccontandomi di una amicizia che avevamo in comune e che adesso non abbiamo più perché ho tagliato tutti i ponti. e nonostante tutto ha voluto continuare a raccontarmi.

siamo entrati in un pub, abbiamo ordinato una birra (io piccola per farla breve) e lui media.
parlato di film, della sua famiglia, delle sue cose e quando ha chiesto a me che cosa avevo da raccontare io gli ho detto che non ero uscita per quello.
le parole uscivano da dentro di me ma non so chi fosse a parlare.
chi sono io più non so.
io ero ancora allibita dall'apatia del mio cuore davanti al volto dell'Amore.
Ancora non riconosco questa nuova Ste che tira fuori le unghie e si difende dal suo principale aguzzino, quello che le ha tolto la voglia di vivere, di sorridere, di amare, la fiducia neglia altri e in se stessa.
forse anche le formiche nel loro piccolo si incazzano.

mercoledì 21 gennaio 2009

se non faccio boom faccio plof

oggi venendo a lavoro mi sono detta che se il mio principale mi avesse rivolto parola, una qualsiasi parola io gli avrei risposto:<> due semplicissime parole.
in grammatica: un pronome personale e la prima persona singolare del verbo licenziare.

...ma poi come si fa?
son tempi così duri.
che uno non ha una casa e forse non ce l'avrà mai, è possibile che si arrischi licenziandosi senza uno straccio di paracadute, salvagente o simili?

ma è possibile vivere una vita che più miserevole di così non si può?
certo. poi c'è chi ti fa pensare ai bambini denutriti e malati dell'africa, o più in generale a quelli che hanno poco o niente ma possono regalarti comunque un sorriso.
le miserie altrui dovrebbero quindi rallegrarmi, rendermi più leggera e soddisfatta della vita che faccio.
dovrei sentirmi soddisfatta.

io ci provo a ragionare così ma non ci riesco proprio.
ma non riesco neanche a far finta di niente.
che palle.
che palle

martedì 13 gennaio 2009

tutto qui?

mi chiedo sempre più spesso se è tutto qui.
se è tutto qui quello che dovrei avere o se quello che dovrei avere è altrove ed io non sto neanche a cercarlo perché non so di che cosa si tratti.

e dovrei avere in base a cosa, precisamente?
dovrei avere?
e se non dovessi avere un bel niente dovendo quindi accontentarmi di quello che ho o per meglio dire di quello che non ho visto che ho poco o nulla?
devo quindi accontentarmi?
sulla base di cosa devo accontentarmi?
chi ha detto che è un mio dovere accontentarmi?

dovrei quindi avere di più?
o dovrei solo vivere?
dovrei solo vivere in base a cosa?

forse dovrei solo morire. questo è l'unica certezza.

mercoledì 31 dicembre 2008

viva la vida - fine 2008

la vita è una merda.
un sacco di merda pulcioso.
odio la vita.
odio chi me l'ha data.
odio non potermene disfare.
odio di non poterlo dire a chi mi è vicino.

odio aver amato.
odio il pensiero di poter tornare ad amare un giorno.
odio la luce del sole che mi fa solo pensare a lui.
odio gli uccelli che cantano.
odio il secondo che insegue il secondo
in un'eterna gara di perdenti per poco.

odio il sorriso.
odio le carezze.
odio questi miei occhi che continuano a vedere
che tu non ci sei più.

e il nuovo anno non porterà
niente di nuovo.
niente di buono.

martedì 18 novembre 2008

Vorrei

(Vecchioni)

Tu sei bella anche se non ridi
sai cadere quasi sempre in piedi
io non ho la giacca ed il coltello
ma sul muro il tuo sorriso è bello.

Io vorrei
rivederti per tutte le sere
che ho guardato
la tua foto in un vaso di mele.

Non ti ho mai voluto tanto bene
vedi, quasi quasi ti conviene;
ti ho mai scritto lettere d'amore
quando stavi sveglia ad aspettare?

Sì lo so
che poi sei ritornata, lo so
ma qui dentro
io continuo a vederti partire...

Io vorrei
fare a pezzi il ricordo di un treno
i tuoi treni
e quell'uomo che vedi e che tieni...

Io vorrei
ammazzarlo per farti tornare
sulle scale
con la voglia di ricominciare.

Hai ragione, forse sono solo
ho comprato il cielo ma non volo
sono piccolo come un bambino
puoi tenermi tutto in una mano.

Io vorrei
rivederti per fare l'amore
non sognarti
quando il sogno comincia a finire.

Io vorrei
fare il cambio con te per scoprire
tu chi sei
ed accorgermi che siamo uguali.

E vorrei contare i tuoi capelli
fino all'ultimo senza sbagliare
e alla fine
dire che son belli
e confonderli e ricominciare.

venerdì 7 novembre 2008

INCOGNITE

Fuori tempo massimo mi aggiro ancora per la città inquieta. Sarà per colpa della sindrome premestruale? Colpa della mia congenita ed insanabile cocciutaggine?
Non lo so ma penso a quello che ha detto Testa di Merda a proposito di Barak Obama e vorrei scomparire.
Penso alla polvere, ai capelli bianchi, alle tette e alla forza di gravità e mi chiedo "ma quando muore? Quando?"

martedì 4 novembre 2008

C'E' CHI CASCA SEMPRE IN PIEDI.

Non hai un lavoro che ti aspetta? Gli chiese subito dopo essersi seduto e aver acceso una sigaretta.
Oltre la copertura dei tavolini del pub la pioggia cominciava a scendere.
Perché? Chiese l'altro sorridendo.
Ti ho chiesto se non hai un lavoro che ti aspetta. E per la prima volta, alla fine della domanda lo guardò dritto negli occhi per 5 secondi. Poi tornò a fissare la scritta sul muro "Nutriti del dolore"
Sì, ma lo chiedi perché me ne devo andare? Chiese l'altro ridacchiando incredulo.
Sì. Rispose dopo una lunga pausa. Sarebbe meglio per tutti: per me per te e sopratutto per lei.
Ma stai scherzando? Gli chiese sempre ridendo incredulo e continuò:Non lo vedi che è tutta tranquilla e sorridente?
Ti sbagli e lo sai anche meglio di me. Lei sorride ed ostenta tranquillità solo perché non vuole rovinare la mia festa. E adesso io voglio che tu te ne vada.
Col cazzo! rispose l'altro facendosi finalmente serio.
Il festeggiato tornò a puntare i suoi occhi negli occhi dell'amico.
Cerca di capire non ti sto cacciando. Sono felice che tu sia venuto sono contento di aver potuto festeggiare con te ad una nuova vita ma ora te ne devi andare.Te lo chiedo perché potremo vederci quando vuoi ora che sono laureato e disoccupato e brindare ancora insieme se ti va. E tornò a fissare lo sguardo sulla scritta "Nutriti del dolore".
Dopo un lungo silenzio l'altro rispose: No, io sto bene, mi diverto e me ne frego se lei ancora sta male. Ci siamo lasciati da tempo e non le ho mai chiesto di rimetterci insieme. Che sia lei ad andarsene se si sente a disagio.
Si fissarono a lungo e l'uno cercava di far capire all'altro il proprio punto di vista con lo sguardo: uno serio e preoccupato, l' altro ostinato e cocciuto e sottilemente divertito.
Sai cosa si è portata dietro?
Cosa?
Un paio di forbici affilate da parrucchiere da piantarti nella pancia.
L'altro sorrise nervoso e divertito allo stesso tempo.
Non sto scherzando, le ha portate davvero. Escludo che le possa usare ma il fatto in sé mi fa preoccupare. Per cui te lo chiedo un'ultima volta: per favore vattene.

L'altro si accese una sigaretta. Tirò ampie boccate. E si mise a fissare una pozza d'acqua che andava allargandosi.
Un telefono squillò.
Pronto?...sì, sono ancora a festeggiare...cosa? Ah, ok. Tra 10 minuti sono lì
Te ne vai? Gli chiese come se non fosse stata pronunciata una sola parola della conversazione interrotta dal telefono
Sì, mi aspettano.
Ok. Allora grazie per essere venuto. Ci sentiamo presto.
E si abbracciarono forte.